La Mongolia occupa un posto speciale nelle menti di molti viaggiatori. I vasti spazi, le popolazioni nomadi a cavallo e le famose imprese delle orde di Genghis Khan hanno sempre attirato l’attenzione su questo magnifico paese.
Per molti anni ho sognato di pedalare in questo paese, ma le descrizioni che dava la Lonely Planet erano molto scoraggianti perché scrivevano che << la mancanza di strade asfaltate, la difficoltà di rintracciare le piste (che spesso sono in condizioni disastrose), il clima estremo che volge da caldo estremo in bufere di vento e temporali rendono un viaggio in bici praticamente impossibile>>. A quanto pare però le terribili descrizioni non hanno spaventato i cicloturisti più impavidi e negli ultimi anni sono aumentati i resoconti di persone entusiaste delle loro esperienze in bici in Mongolia, talmente ammirate dalla bellezza dei paesaggi e dall’ospitalità della gente che anche le indubbie difficoltà sono passate in secondo piano.
Non aspettavo altro….
Devo ringraziare Paola perché, non sentendosi in grado di affrontare una pedalata così impegnativa, ha voluto che realizzassi il mio sogno lo stesso, non opponendosi (come magari speravano facesse i miei genitori, confidando in una moglie che mi tenesse un po’ a freno) ad una mia vacanza in solitario.
L’itinerario avrebbe previsto la partenza dal lago Khovsgol, situato all’estremo nord ai confini con la Siberia, e una pedalata in direzione Sud fino all’altopiano Arkhangai, da dove avrei dovuto puntare ad Est e concludere il giro, dopo circa 800 km, a Kharkhorin, l’antica città fatta edificare da Genghis Khan per dare una capitale stabile all’impero mongolo. Il tempo a disposizione erano quattro settimane, le canoniche ferie d' Agosto, e tenuto conto che i chilometri totali avrebbero dovuti essere 800, l’impresa sembrava fattibile. Ma in questi viaggi l’imprevisto, nonostante tutta la preparazione, è sempre in agguato….
Infatti, dopo soli 100 km percorsi, ho pagato caro un errore di valutazione: la touring-bike, che in tanti viaggi mi aveva trasportato, non era abbastanza robusta per le condizioni della pista e per il peso del bagaglio, con il risultato che ero sempre tormentato da forature, fino a che si è esaurita la mia scorta di camere d’aria. Purtroppo la disperata ricerca di un ulteriore ricambio o di aggiustarle (ma avevano troppi buchi) è stata vana e così mi sono ritrovato nella terribile condizione di dover concludere, per una leggerezza e dopo poco tempo, il mio viaggio tanto sognato.
Però il bello dell’avventura è che spesso capitano dei fatti incredibili, a volte brutti a volte belli, che possono trasformare delle situazioni apparentemente tragiche in ricordi stupendi e indelebili.
Nel mio caso è successo che, tornato ad Ulaan Bataar, ho conosciuto un cicloturista spagnolo che aveva appena terminato il suo giro e, raccontandogli della mia disavventura, mi ha detto: <<Non c’è problema, visto che voglio cambiare la mia bici e tu sei nei guai, te la regalo, a patto che tu la ceda a qualcun altro al termine del tuo viaggio>> (!!!!).
Due giorni dopo ero ancora in sella e solo dopo essermi dato un pizzico per provare che non stavo sognando, ho dato nuovamente il via alla pedalata (ringraziando con il pensiero ancora una volta Ibarra, il mio grande amico spagnolo).
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Partenza dal lago Hovsgol, al nord della Mongolia ai confini con la Siberia |
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Lago Khovsgol (il più prondo dell'Asia centrale, 262 m., e il secondo per grandezza) |
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Guado di gelido torrente (pista tra il lago Khovsgol e Moron) |
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Quando si viene invitati in una gher, spesso viene offerta della carne di montone. |
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Giovane pastore a cavallo |
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Cavalli allo stato brado tra Khatgal e Moron |
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Tsetserleg, altopiano Arkhangai |
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Passaggio di fianco ad un gigantesco ovoo, pila di sassi e legna posta in cima ai valichi, che l'antica tradizione sciamanica impone di rendere omaggio porgendo doni e facendo tre giri attorno in senso orario (pista tra Tsetserleg e il lago Terkiin Tsagar Nuur) |
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Bambina in gher sull'altopiano Arkhangai |
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Anziano all'interno di una gher |
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Classico paesaggio dell'altopiano Arkanghai: verdi colline e gher |
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Pedalando tra le piste della Mongolia (questa però era in ottima erba, altre volte si incontrano terribili pietraie) |
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Meno male che ogni tanto c'è qualche utile indicazione! |
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Parcheggio di differenti mezzi di trasporto... |
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Giovane meccanico di bici |
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Preparazione per incontri di lotta mongola, sport nazionale, a Tariat. |
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L'orhog è il piatto tipico: una pecora intera viene bollita in un recipiente di alluminio assieme a patate, carote e alcune pietre |
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Orientarsi nella tundra |
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Le condizioni non proprio ottimali del ponte per raggiungere il lago Terkiin Tsagaar (ma almeno c'era un ponte, visto che solitamente i fiumi li dovevo guadare!) |
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Incontro con gli yak |
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Pedalata su una pista di lava nei pressi del vulcano Khorgo |
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Il lago Terkiin Tsagaar (o "Lago Bianco)" |
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Il monastero Erdene Zuu a Kharkhorin |
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GRACIAS NEKANE Y IBARRA!
Il momento della consegna della mountain-bike regalatami dai due ragazzi
baschi per sostituire la mia bici non più utilizzabile.
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