Cina 2011

Cina 2011

prova

In questo blog voglio mostrare il mondo come l'ho visto non solo in sella ad una bicicletta, ma con una filosofia di viaggio "lento" che ben si riconosce in questa frase: "Il cicloturismo è lo stile di viaggio di chi non divora ma gusta, non tracanna ma sorseggia, non guarda ma vede dentro, non fugge ma si ferma."

Isola di Flores (Indonesia) 2015

ISOLA DI FLORES (INDONESIA)

Mio articolo su Mountain Bike Magazine  (le foto sono, come al solito, in fondo al testo)

L'isola di Flores fa parte delle ''piccole isole della Sonda'', un arcipelago situato nell'Indonesia orientale, nella regione del Nusa Tengara, che comprende anche le isole di Lombok, Sumbawa,  Timor e Solor, ed è situata poco distante dalla ben più nota isola di Bali. Proprio a quest'ultima sta cercando di contendere il primato come maggiore meta turistica della regione, anche se si tratta di un'operazione molto difficile, se non impossibile, dato l'enorme divario di strutture ricettive e facilitazioni che esiste tra  le due isole. 
D'altronde è proprio la presenza di luoghi ancora incontaminati ad attirare i turisti a Flores.  In particolar modo, la piccola cittadina di Labuan Bajo,  nell'estremo ovest,  è diventata punto di partenza per vedere i famosi draghi di Komodo (i varani più grandi al mondo, con dimensioni che raggiungono fino 3 metri di lunghezza) e per le immersioni, considerate tra le più belle al mondo. L'interno dell'isola, caratterizzato da grandi catene montuose coperte di foreste e vulcani ancora in parte attivi, è  poco conosciuto ed è frequentato solo dai turisti più avventurosi, abituati ai disagi tipici dei viaggi in zone remote. I cicloturisti sono ancora meno, anche perché molti sono scoraggiati dalla guida della Lonely Planet (una sorta di Bibbia del viaggiatore) che racconta, nel capitolo ''come muoversi a Flores'', che ''a causa delle durissime salite, solo pochi ciclisti super-umani, con gambe d'acciaio, riescono a attraversare l'isola che, per la sua conformazione topografica, sarebbe più adatta ai professionisti del Tour de France''....   
Quello che però è uno spauracchio per molti, per altri (compreso il sottoscritto) diventa una sorta di richiamo e quindi, a fine luglio, sono partito per l'isola ''fiorita'' (così chiamata dai portoghesi all'epoca della loro colonizzazione).
Il mio progetto prevedeva di attraversare quasi per intero l'isola, da est ad ovest, pedalando lungo la ''Trans Flores Highway'', una striscia di strada asfaltata che per circa 600 km serpeggia tra le montagne e scende spesso a livello del mare, costringendo a dure risalite per riguadagnare la quota. Al tragitto si sarebbe aggiunta anche una deviazione con la quale contavo di raggiungere una delle zone più isolate del paese, che, naturalmente, avrebbe comportato dover affrontare strade in pessime condizioni.  
Il punto di partenza dell'avventura è stata Maumere, la città più grande dell'isola,  situata nell'estremità orientale e dotata di un piccolo aeroporto, dove possono atterrare i voli di alcune compagnie aeree indonesiane. Naturalmente trasportare una bici su aerei di ridotte dimensioni avrebbe comportato  molte difficoltà, per questo motivo avevo preferito noleggiarne una sul posto e ciò  è stato possibile grazie ad un tour operator locale (la Flores Cycling Tours: www.florescyclingtours.com) che mi aveva messo a disposizione una mountain bike, da ritirare in albergo a Maumere e riconsegnare al termine del viaggio a Labuan Bajo. I dubbi riguardanti la tenuta della bicicletta che avrebbe dovuto affrontare, carica di bagagli, le asperità del terreno di Flores, sono stati  dissipati quando, finalmente, sono riuscito ad averla per  le mani e  ho potuto constatare che si trattava di un mezzo assolutamente affidabile e in condizioni perfette (infatti è arrivata tranquillamente alla meta).
Il giorno della partenza ero in sella già alle 6 del mattino, infatti il giorno precedente avevo  constatato che le temperature erano molto elevate - anche se non c'era un grande tasso di umidità - e quindi sarebbe stato meglio sfruttare le ore più fresche del giorno per pedalare. La distanza che mi aspettava per la giornata era decisamente breve (40 km) e con un dislivello accettabile (circa  600 m ), quindi mi sarebbe servita come test per i giorni a seguire. L'unica incognita era che non sapevo dove andare a dormire perché non avevo trovato indicazioni di alloggi né sulle guide né su internet, ma questo era parte dell'avventura! Appena lasciata Maumere la strada ha iniziato a salire, ma si è addentrata subito nella foresta che, grazie all'ombra fornita dalla vegetazione, ha reso la pedalata piacevole e ricca di scorci panoramici tra gli alberi, da dove  ammirare il paesaggi verdissimi di Flores. Oltretutto, appena arrivato a Paga, un piccolo villaggio sul mare, ho trovato subito un alloggio presso dei bungalow appena costruiti, dove ho potuto anche anche rifocillarmi e godere di una spiaggia di diversi chilometri solo per me!
Ma la ''vacanza'' era finita qui...
Il giorno seguente infatti mi attendeva una delle tappe  tra le più impegnative del viaggio: dovevo raggiungere Moni, un paesino tra le montagne che è la base delle escursioni per  il vulcano estinto Kelimutu, nei cui crateri si sono formati laghi con colorazioni che variano durante l'anno e che, insieme alle spiagge ed i draghi di Komodo, costituisce la maggiore attrazione turistica di Flores. Per raggiungerlo dovevo affrontare due lunghe salite per un dislivello complessivo di 1250 m, non un'impresa impossibile, ma, con le borse da trasportare e il caldo opprimente, non ero così certo di raggiungere la meta. A preoccuparmi era soprattutto il resoconto  letto su un blog di viaggi di una coppia che aveva fatto lo stesso percorso, che scrive come ad un certo punto, stremati dalle pendenze e dalla lunghezza delle salite, erano stati costretti  a fermare un camion e farsi trasportare fino a Moni (senza pentirsene perché, vedendo la strada rimanente, si erano resi conto che non ce l'avrebbero mai fatta...). Però stavano pedalando con un bagaglio che pesava ben 35 kg, mentre io avevo un carico di ''soli'' 18 kg, avendo rinunciato a portare tenda, sacco a pelo ed attrezzature da campeggio (sperando di trovare sempre un alloggio per la notte!). La salita è stata effettivamente molto dura, particolarmente nelle ultime rampe dove spesso la pendenza superava il 12 per cento, ma, dopo 6 ore di pedalata, ho potuto riporre la bici nella camera della Guest-House di Moni dove avrei passato la notte. Forse ce la potevo fare ad arrivare a Labuan Bajo!
L'ottimismo dei primi giorni di pedalate  ha incominciato a scemare nelle tappe successive: infatti, dopo una stupenda discesa che mi aveva riportato a livello del mare, il dover riprendere quota per tornare sulle montagne si era rivelato ancora più impegnativo. In particolar modo il tratto che da Ende, sul mare, mi avrebbe dovuto portare a Boawae, a 700 m di quota (ma con 1200 m di dislivello finale) e distante 85 km, é stato veramente pesante. E dire che non mi ero fatto illudere dalle parole del proprietario della pensione dove alloggiavo a Ende - il quale mi aveva detto che per  40 km la strada correva pianeggiante lungo la costa - ben sapendo che il punto di vista di chi non va  in bicicletta è  diverso da quello di chi deve affrontare anche  piccole salite in sella. Infatti, dopo solo un paio di chilometri pianeggianti, la strada aveva cominciato ad incontrare una lunga serie di colline, alcune con pendenze ''rispettabili'', che mi avevano accompagnato per quasi tutti i ''famosi'' 40 km di piano. Il problema è stato che mi sono ritrovato ad affrontare la lunga salita alle 10 del mattino, quando ormai la temperatura superava i 38 gradi e con un fattore (negativo) che ancora non avevo sperimentato: la foresta pluviale era stata stata sostituita da una rada vegetazione secca e non potevo più pedalare riparato dai raggi del sole. Sono stato così costretto a salire a piccoli strappi: appena trovavo un tratto in ombra mi fermavo ed aspettavo che la temperatura segnata dal ciclocomputer scendesse almeno a 35 gradi per  ripartire... in questa maniera sono riuscito finalmente ad arrivare il cima al passo a 1100 metri evitando di incorrere in un  colpo di calore (mai come oggi avevo temuto tale rischio). Avevo raggiunto così la regione dei grandi vulcani e quello che avevo immaginato durante la preparazione del viaggio si stava avverando: pedalavo tra vulcani e montagne coperte da foreste (dopo i 1000 m sono ricomparse), osservavo le scimmie che scappavano al mio passaggio ed ascoltavo gli uccelli tropicali cantare tra gli alberi, attraversavo villaggi dove gli abitanti si fermavano per salutarmi o per offrirmi qualcosa da bere (caffè o té). A tale proposito, alcune manifestazioni di ospitalità mi facevano pensare talvolta di stare partecipando veramente al Tour de France, in particolar modo verso le 12 quando i bambini (numerosissimi) uscivano da scuola ed ero costretto a pedalare tra ali di folla, tra ''tifosi'' che mi inseguivano,  che  volevano darmi il cinque o pacche sulle spalle, rubandomi le banane appese alle borse e si attaccavano alla bici perché non ce la facevano a starmi dietro... 
Arrivato a Bajawa, al centro dell'isola di Flores, come da programma ho fatto una deviazione dalla strada principale per dirigermi verso Riung, sulla costa nord, da dove partono le escursioni per il Parco Nazionale delle 17 isole, un arcipelago con spiagge e mare da sogno (almeno da quanto dicono le varie guide consultate). Raggiungere la meta si è rivelato però un incubo! Dai 1100 metri di altitudine di Bajawa ho dovuto superare un dislivello di 1300 metri per arrivare al mare, con pendenze, al sessantesimo chilometro, addirittura superiori al 20 per cento. Anche la tanto agognata discesa è stata dura: infatti la strada, già in pessime condizioni,  era peggiorata in vista del mare, e ho dovuto ringraziare l'ottima tenuta dei freni e la robustezza della bici se sono arrivato sano e salvo a Riung. Qui le informazioni sulle spiagge paradisiache sono  state confermate e ho potuto trascorrere due favolose giornate di assoluto, e meritato, riposo. 
Caricata la bici su un bus e tornato a Bajawa (trasferimento già deciso in fase di programmazione del viaggio, per non rifare in bici lo stesso percorso), ero pronto per ridiscendere ancora una volta a livello del mare per poi affrontare quella che, sulla carta, era la risalita più lunga: 35 km per superare  un passo a 1350 m e successive altre salite fino ad arrivare a Ruteng. Questa volta però, a differenza della tratta verso Riung, la discesa è stata su una strada appena asfaltata e l'unico rischio che ho corso (a parte quello di prendere troppa velocità) è  stato di distrarmi guardando lo spettacolare vulcano Inerie che, sgombro dalle nuvole, si manifestava in tutta la sua maestosità.
Alle 5 del mattino ero già in sella per affrontare la temuta scalata, riuscendo per le 8 ad essere  al ventesimo km e a quota 900 m, un ottimo traguardo perché da lì iniziavano le rampe molto ripide e avrei potuto affrontarle a temperature accettabili. Effettivamente ho dovuto faticare, ma, forse grazie all'allenamento dei giorni precedenti ed anche al fatto di essere mentalmente  preparato alla fatica, quando sono arrivato al passo ero quasi sorpreso di avercela fatta così ''in fretta''! Anni di esperienza mi avevano insegnato però a non gioire troppo in anticipo e di aspettare di arrivare alla tappa prima di dire di avercela fatta. Ed infatti, anche in questo caso, non era finita. I successivi 20 km sono stati un continuo saliscendi tra tortuose colline e, soprattutto, ho dovuto fare uno scatto finale in salita perché mi ero accorto che c'erano dei lavori in corso  causati da una frana che, solitamente, comportano la chiusura della strada per qualche ora. Vedendo quindi arrivare verso di me una marea di motorini e camioncini, avevo capito che il varco era stato  aperto e ho dovuto affrettarmi prima di rimanere bloccato! Sono riuscito a passare mentre già le ruspe avevano ripreso a lavorare, attraversando  un immenso polverone ed arrivando così a Ruteng stanco, sudato e sporchissimo. Ma ad attendermi c'era Leonardus Nyoman, il proprietario della Flores Cycling Tours, che mi ha ospitato a casa sua,  rifocillato con ottime cene in compagnia della sua simpaticissima famiglia (sono tutti grandi fans dell'Italia) e mi ha raccontato di come è riuscito a far nascere, partendo da semplici pedalate nei dintorni di Ruteng, un'agenzia di viaggi in bici che adesso porta in giro per Flores turisti provenienti da tutto il mondo.
Ruteng si trova nel centro della regione del Mangarray, caratterizzata dalla presenza di vulcani, campi di riso (famosi quelli denominati ''a ragnatela'' per la loro particolare composizione che ricorda la tela di un ragno) e villaggi tribali sperduti tra le foreste di montagna circostanti. Avendo avuto più tempo a disposizione mi sarebbe piaciuto dedicarmi alla scoperta di ulteriori itinerari, ma ormai ero al termine della vacanza e mi attendevano ancora due tappe impegnative per raggiungere Labuan Bajo, meta finale del viaggio.
Oltretutto, l'ultimo giorno, dovevo superare la catena montuosa denominata Gunung Ambelling, con una salita di 1000 m in soli 9 km. Dalla cima, però, ho potuto ammirare il più vasto areale di foresta protetta di tutta Flores e la discesa è stata accompagnata, ancora una volta, dal canto della miriade di specie di uccelli (in salita sentivo solo il mio ansimare...).
Quando mancavano qualche decina di km a Labuan Bajo, memore del mio ultimo viaggio in Africa dove avevo rischiato un incidente all'arrivo, sono rimasto concentrato e non mi sono concesso alla tentazione di prendere velocità lungo la discesa, oltretutto erano comparse automobili e furgoncini dopo settimane di strade deserte e quindi dovevo stare ancora più attento. Però forse mi ero concentrato troppo sui veicoli e poco sulle indicazioni stradali, perché, quando ho raggiunto il mare, mancava Labuan Bajo... Infatti avevo sbagliato strada e mi trovavo in una baia laterale al paese e quindi sono stato costretto a fare ulteriori 4 km e, naturalmente, un'altra bella salita prima di arrivare finalmente all'albergo! 
E' stata veramente dura, la guida lo diceva e l'ho potuto constatare, ma chi usa la bici sa benissimo che a grandi fatiche corrispondono grandi emozioni e soddisfazioni, e anche questa volta la regola era stata confermata. Ora potevo riposarmi e dedicarmi alla visita del magnifico arcipelago di Komodo, con la consapevolezza che, quando finalmente mi sarei immerso tra squali, mante e tartarughe marine o sarei stato di fronte ai draghi di Komodo, avrei potuto dire di essermi guadagnato lo spettacolo!



























































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