L’idea che si ha del Borneo è quella di un’isola coperta di giungle e io e Paola già ci vedevamo pedalare su strade immersi nelle foreste, tra canti di uccelli e urla di scimmie. Purtroppo dal punto di vista ciclistico il viaggio in Borneo è stato piuttosto deludente, anche se, premetto subito, la bellezza dei luoghi (una volta lasciate le strade) ha ampiamente ripagato la mancata soddisfazione per la pedalata.
Il problema è stato che, lungo l’unica strada asfaltata del Sabah, le coltivazioni di palma da olio hanno quasi completamento sostituito la foresta, rendendo il panorama alquanto piatto e monotono. In aggiunta, proprio a causa della lavorazione delle palme, vi era un forte passaggio di camion, spesso in pessime condizioni che ci scaricavano addosso terribili fumate nere. La soluzione che ci ha “salvato” è stata quella di sfruttare al massimo le nostre soste, facendoci portare con jeep in mezzo ad incredibili giungle, o con piroghe lungo fiumi selvaggi e, ciliegina sulla torta, facendo immersioni in uno dei luoghi tra i più belli al mondo per tale attività: Sipadan.
Abbiamo quindi salvato “capra e cavoli”: abbiamo pedalato e siamo riusciti a vedere posti incredibili, l’esperienza vorrà pur dire qualcosa!
La partenza è stata da Tawau, sulla costa orientale, distante solo un centinaio di km (ma impegnativi, a causa delle numerosissime colline da superare e delle temperature elevate) da Semporna, base per potersi imbarcare e dedicarsi alle immersioni nell’isola di Sipadan.
La successiva meta è stata Lahad Datu, già nella porzione settentrionale del Sabah, raggiunta in 2 giorni molto faticosi per i soliti motivi, salite e caldo infernale. Da questa cittadina abbiamo organizzato un’escursione di 3 giorni nella Danum Valley, un’ampia zona protetta di foresta primordiale, raggiungibile solo in fuoristrada, dove siamo riusciti ad osservare un’incredibile varietà e quantità di fauna (orango tango, cervi della foresta, gibboni, orso asiatico) sorprendente tenuto conto che nella giungla è difficilissimo avvistare gli animali.
La tratta più lunga da pedalare è stata quella che ci ha portati a Sandakan, ma almeno erano terminate quasi del tutto le colline e quindi, a parte l’arrivo nella trafficata città, è stato un percorso abbastanza gradevole.
A Sandakan abbiamo fatto l’ultima lunga sosta del viaggio per trascorrere 3 giorni in capanne nella foresta lungo il fiume Kenabatang; anche questa si è rivelata una bellissima esperienza con avvistamenti di elefanti, coccodrilli, scimmie nasica e, ancora una volta, orango tango.
Per recuperare alle soste abbiamo deciso di caricare le bici su un bus e saltare la lunga tappa fino a Ranau, distante 150 km. Scelta azzeccata perchè il percorso, visto dal pulmann, non era ancora un granchè, ma è decisamente migliorato quando abbiamo ripreso a pedalare in direzione sud verso Tenom. Montagne che si alternavano a spettacolari campi di riso ci hanno accompagnato fino a questa cittadina, dove terminava la strada. E’ occorso infatti prendere un trenino con locomotiva a carbone per attraversare la catena montuosa del Crocker Range e raggiungere la costa occidentale dove, dopo un paio di giorni di pedalata, abbiamo raggiunto la capitale Kota Kinabalu e terminato la nostra vacanze nelle magnifiche e deserte spiagge del nord.
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Come si pedala nel Borneo: canotta e sandali! |
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Il ponte per addentrarsi nella foresta della Danum Valley |
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Alberi giganteschi nella giungla della Danum Valley |
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Orango tango (Danum Valley) |
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Scimmie nasica (Kenabatang river) |
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Macachi |
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Isola Mabul, dove si può alloggiare economicamente e farsi portare per fare immersioni a Sipadan |
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157 km a Sandakan |
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Tramonto a Mabul |
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Il caldo impone numerose soste per dissetarsi. |
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Spuntino al mercato |
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Mercato a Sandakan |
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Strada sterrata (l'unico tratto) e capanne in legno tra Ranau e Tambunan |
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Incontro con bufalo. |
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Arrivati sulla costa occidentale (poco prima di Kota Kinabalu) |
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E io mi godo il giusto riposo! |
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