Cina 2011

Cina 2011

prova

In questo blog voglio mostrare il mondo come l'ho visto non solo in sella ad una bicicletta, ma con una filosofia di viaggio "lento" che ben si riconosce in questa frase: "Il cicloturismo è lo stile di viaggio di chi non divora ma gusta, non tracanna ma sorseggia, non guarda ma vede dentro, non fugge ma si ferma."

martedì 25 luglio 2017

Una promessa è una promessa: Corea del Sud in bici.

Eccomi qua, manca ormai poco alla partenza per il prossimo viaggio e quindi voglio spiegare come mai ho scelto come destinazione la Corea del Sud, una meta poco conosciuta ed anche diversa dalle mie solite, che mi vedono pedalare preferibilmente tra giungle e savane.
Purtroppo il motivo è triste, perchè non è una storia a lieto fine, ma che con questo viaggio cerco di rendere meno dolorosa, rendendo omaggio ad una persona alla quale ero molto legato. 
Infatti tutto è nato da una promessa fatta al Montre, un mio carissimo amico, quando era in riabilitazione a causa di un grave male che lo aveva colpito: avremmo attraversato insieme la Corea del Sud, terra natale di sua moglie Hyejin, e fatto un filmato che sarebbe stato stupendo, dato che lui era un bravissimo (il mio "maestro") videomaker. Purtroppo la malattia lo ha portato via lo scorso luglio, ma io ho voluto lo stesso mantenere la promessa, certo che in Corea non sarò solo, dato che Montre mi seguirà dall'alto!
Spero di non avervi rattristato troppo, ma questo è il mio modo migliore per ricordare il Montre!  Adesso posso passare ad argomenti più futili e raccontare quale sarà il mio percorso.
Arriverò in aereo a Seul ed in pulmann raggiungerò Sokcho, una città sulla costa nord-orientale, da dove inizierò la pedalata. Seguendo il confine con la Corea del Nord, viaggerò nella DMZ, la Zona DeMilitarizzata, un territorio poco abitato proprio a causa della sua "pericolosa" posizione geografica, e questa sarà la parte più impegnativa perchè è quella maggiormente montuosa.
Raggiunta Seul seguirò la "3 river path", una pista ciclabile lunga 600 km che collega il nord al sud del paese, ma non mancheranno deviazioni come quella per visitare il villaggio storico di Hahoe e l'isola vulcanica di Ullun Do.La pedalata terminerà su un'altra isola, la Juju Island, soprannominata le "Hawaii della Corea" (sperando che sia veramente così!), dove passerò qualche giorno prima di riprendere un traghetto per tornare a Seul.
Come ho già scritto, sarà un viaggio un po' meno avventuroso dei soliti, ma, a parte la nobile motivazione, sono certo che mi/ci piacerà moltissimo!

Ecco l'itinerario che cercherò di seguire
Bici già smontata

ed impachettata!



sabato 1 luglio 2017

Un piccolo aiuto per le zone terremotate: da Milano agli Appennini Umbro-Marchigiani in bici (tappe da Cattolica a Norcia)

Ecco, finalmente, il resoconto della seconda parte dell'itinerario.

SABATO 27 MAGGIO. Milano-Cattolica-Urbino.

Ho inserito nella tappa odierna anche Milano perché, effettivamente, è dalla Stazione Centrale che sono partito questa mattina alle 6.30 per Cattolica. E, visto che a quell'ora non c'erano mezzi per portarmi a Milano, alle 5 sono uscito di casa e ho pedalato da Vignate fino in stazione.
Purtroppo, con questa partenza, sono arrivato a Cattolica alle 11 e così, tra preparare la bici e mangiarmi una piadina, ho iniziato a pedalare solo alle 12 (sotto un sole cocente...). La soddisfazione è stata che, appena lasciata la città, mi sono subito trovato su strade deserte, circondato da verdi colline che, dolcemente, mi hanno fatto "prendere quota" verso gli Appennini.
Solo a circa 15 km da Urbino ho deciso di prendere la strada statale (un po' trafficata), perché non volevo fare tardi e rinunciare a visitare la città che tutti mi raccontavano come stupenda.
Comunque, al termine della giornata, quella che doveva essere di avvicinamento  e di "riscaldamento", mi sono fatto subito un dislivello di 700 metri, ma ne è valsa la pena perché Urbino ha mantenuto le sue promesse, rivelandosi una vera gemma immersa nelle verdi colline delle Marche.


Cattolica-Urbino: 42 km, 710 m dislivello
Appena lasciata Cattolica si inizia subito a salire, ma per un po' si vede ancora il mare
Il mio timore per gli Appennini era la pioggia, ma è stato il caldo il grande problema!

Arrivato ad Urbino, sotto al Palazzo Ducale

Urbino vista dal Parco della Resistenza



Le colline attorno ad Urbino

Tagliolini con lardo e porcini all'Osteria km 0

Vista dalla mia camera (Guest House Domus Urbino)

DOMENICA 28 MAGGIO: Da Urbino a Frontone

Questa mattina sono partito molto presto e ho deciso di seguire la strada statale (che comunque si è rivelata deserta) per raggiungere il prima possibile la Gola del Furlo, uno stretto passaggio scavato tra le rocce dal fiume Candigliano, dove un tempo passava la Via Flaminia e ora diventata Riserva Naturale Statale (essendo domenica avevo paura di trovare troppa folla). Decisione molto azzeccata perché, subito dopo averla attraversata, è aumentato notevolmente il traffico pedonale, ciclistico, motociclistico ed anche veicolare (quest'ultimo regolato da un semaforo che alterna i sensi di marcia). Inoltre, dato che erano appena le 10, sono riuscito a fare la lunga salita fino a Frontone in condizioni climatiche ancora accettabili. 
Il mio timore per questo viaggio era quello di dover affrontare pioggia e freddo (che negli Appennini non scherzano), invece mi ritrovo a pedalare prestissimo per evitare il sole tremendo...
Anche oggi, nonostante tutto, mi sono fatto un po' di salite e di km - certamente non tanti per un ciclista senza bagagli - ma se si devono trasportare almeno una dozzina di kg (compresi gli indumenti anti-pioggia e per il freddo...) diventa tutto molto più difficile e faticoso.  Però il premio è arrivato in serata: Luigi e Cristina, due miei compagni di spinning che hanno una casa in zona ed che in questo periodo si trovavano in vacanza da queste parti, sono passati a prendermi e mi hanno portato sulla rocca di Frontone, da dove si ammira un panorama meraviglioso e, soprattutto, si possono assaporare le famose tagliatelle al ragù d'anatra (argomento di discussione a spinning) e la crescia, appena preparata, con salumi e formaggi. 
E devo dire che ne continueremo a parlare a spinning!!!

Urbino-Frontone: 53 km, 600 metri dislivello.

In vista della Gola del Furlo
Ok, addentriamoci nella Gola!




Il castello di Frontone, sull'omonima Rocca

Dalla Rocca la vista spazia a 360 gradi sulle colline marchigiane





Le mitiche tagliatelle al ragù d'anatra

Crescia con salumi e formaggi
  
Buonanotte!



LUNEDI' 29 MAGGIO: Frontone-Fabriano

Quella in programma per oggi era una delle tappe più impegnative dell'intero itinerario, perché  per raggiungere Fabriano non ho seguito la comoda, ma trafficata, strada statale che dista solo 35 km da Frontone, bensì ho preferito inerpicarmi per le montagne lungo stradine sperdute. Come previsto è stata dura, ma pedalare immersi nella natura e non incontrare macchine per diverse ore è talmente appagante che qualsiasi sforzo può essere accettato!
Il primo passo della giornata mi ha portato all'Eremo di Fonte Avellana, uno sperduto monastero fondato da San Romualdo nel 980, dove, distratto dallo spettacolo, non ho visto una stradina laterale e ho clamorosamente sbagliato strada. Probabilmente San Romualdo mi ha fatto la grazia, perché un casuale controllo al gps mi ha fatto capire l'errore in tempo e mi ha risparmiato chissà quali altre salite!!!! 
Successivamente una meritata discesa mi ha portato all'ingresso del Parco del Monte Cucco, dove mi attendevano ulteriori dure salite, con ormai le temperature che avevano superato abbondantemente i 30° C... Questa volta sono dovuto smontare anche dalla sella e spingere perché, soprattutto nella prima parte, le pendenze sono state notevoli (mediamente dell'8%, ma hanno toccato anche il 14/15). Quando finalmente ho raggiunto il passo ero veramente soddisfatto ed appagato della gran bella pedalata, però anche un po' cotto e non desideroso di fare ulteriori fatiche. Che invece ci sono state dato che, per raggiungere Fabriano ed evitare l'ultimo tratto di statale, mi sono dovuto fare altri 8 km di leggera salita.
Meno male che a Fabriano ho alloggiato in un ottimo B&B e, dopo una visita alle bella città medioevale, ho recuperato i grassi perduti in giornata con un'ottima cena a base di salumi e tagliatelle!

Frontone-Fabriano: 52 km, 1090 metri dislivello

La prima salita della giornata
Il panorama verso il passo di Fonte Avellana
L'Eremo Di Fonte Avellana

Nel Parco del Monte Cucco si capisce che si è saliti parecchio di quota...




e le pendenze non scherzano... (ma il 10% era ancora accettabile!)

Comunque mi sono sentito piuttosto solo....

Centro storico di Fabriano

MARTEDI' 30 MAGGIO: da Fabriano a Colfiorito

L'altra tappa considerata tra le più dure era quella di oggi, perché avrei dovuto superare un passo poco dopo Fabriano per scavalcare gli Appennini ed entrare in Umbria e, successivamente, tornarne nuovamente in cima e ridiscendere a Colfiorito, al confine tra Umbria e Marche.
Purtroppo però la prima grande salita me la sono persa a causa di lavori in corso poco fuori Fabriano, che non mi hanno permesso di collegarmi con la vecchia strada di montagna. Il motivo del "purtroppo" è stato che mi è toccato fare 7 km di superstrada, con un traffico notevole di macchine e camion che mi sfrecciavano troppo vicino e con lo stress di dover affrontare lunghe gallerie (in questo caso sono sceso dalla bici e le ho percorse camminando sugli stretti marciapiedi di servizio). Per questo avrei decisamente preferito affrontare un duro passo di montagna! 
Quando finalmente mi sono potuto ricollegare alla vecchia strada ero già in discesa diretto verso Gualdo Tadino e Nocera Umbra. Ma le cose non sono andate ancora bene perché la strada da seguire era la vecchia Flaminia, piuttosto trafficata ed esposta ad un sole cocente (e gli ultimi km per Nocera erano ancora in salita). Quando verso le 12 sono arrivato a Nocera Umbra avevo percorso solo 45 km, ma ero cotto dal caldo e stressato notevolmente dal traffico; insomma ero in crisi e mi aspettava una dura salita per tornare sugli Appennini.... Però in questi casi è la testa il fattore più importante che ti permette, o di impedisce, di fare un ulteriore sforzo ed infatti, appena imboccata la strada che saliva tra i boschi e senza passaggio di macchine e camion, le gambe hanno ripreso a funzionare e sono arrivato al valico addirittura facilmente! E, come si vede dalle foto, la mia voglia di procedere è stata ampiamente ricompensata.
Oltretutto, una volta arrivato, ho avuto tempo per visitare la bella palude di Colfiorito (la più piccola riserva naturale dell'Umbria) e la sera gustarmi un'altra fantastica cena, questa volta caratterizzata da una serie di antipasti a dir poco spettacolari!


Fabriano-Colfiorito: 60 km, 1130 metri di dislivello

Nocera Umbra. Purtroppo ero troppo cotto per una visita, ma certamente ne sarebbe valsa la pena...
Ma, su strade deserte, le forze tornano!

Superato il passo, finiscono i boschi ed iniziano i campi coltivati di Colfiorito

Controllo, ma ormai c'è solo discesa per la meta odierna


Qua non è solo bello per la bici.

Colline fiorite a Colfiorito!!!

La Palude di Colfiorito

Anche un po' di birdwathcing

Alcuni degli spettacolari antipasti dell'albergo-ristorante Relais Forti: stracotto di maiale con melone

Carpaccio di manzo con cruditè di verdure e succo di fragola

Flan di pecorino con crema di piselli ed olio della casa

MERCOLEDI' 1 GIUGNO: da Colfiorito a Spoleto

Dopo le due tappe impegnative, oggi invece era quella considerata tra le più facili ed infatti, almeno per questa volta, così è stato!
Nel mio continuo saliscendi per l'Appennino, questa volta la prima parte della pedalata è stata decisamente quella dello "scendi", dato che mi sono gustato quasi 25 km di discesa fino a Foligno (sapendo che poi l'avrei pagata, ma al momento me la sono goduta!).
Tornato in pianura dovevo raggiungere la ciclabile Assisi-Spoleto, che avrei preso in direzione di quest'ultima. Dopo un po' di girovagare tra le campagne umbre, ho raggiunto Bevagna, un bellissimo paese di stampo medievale che assolutamente non conoscevo, dove ho incrociato la ciclabile che mi avrebbe portato a Spoleto. Mi è dispiaciuto molto fermarmi solo il tempo per una breve colazione, perché sicuramente avrebbe meritato una visita più approfondita, ma oggi il caldo (ero tornato a 100 metri sul livello del mare) era veramente terribile e quindi ho dovuto prendere la decisione di ripartire in fretta.
Ed stata la cosa giusta da fare, perché quando verso le 13 sono arrivato a Spoleto (a proposito, la ciclabile è stato l'unico tratto di almeno 20 km fatti in piano in questa seconda parte di viaggio), c'erano già 38° C!!!
Ha avuto quindi il tempo di raggiungere il B&B, rinfrescarmi e, nel tardo pomeriggio, visitare un'altra bellissima città (vedi foto) che conoscevo solo per il festival jazz che si tiene ogni estate.

Colfiorito-Spoleto: 70 km, 300 metri di dislivello

Eccomi collegato alla ciclabile Assisi-Norcia: finalmente un po' di pianura!
38,2° C il primo di giugno, un po' tantino...

Spoleto vista dalla Rocca



Il Ponte delle Torri, di probabile, ma non certa, origine romana

Infatti la forma attuale risale alla fine del trecento, ma è stata edificata a partire da un più piccolo ponte romano

Il Duomo di Spoleto

Aperitivo in Piazza dei Mercanti

La "Fontana con orologio" di sera


GIOVEDI' 2 GIUGNO: da Spoleto a Norcia

Quando stavo progettando il viaggio da Milano verso le zone terremotate non sapevo dove avrei terminato la pedalata: mi sarebbe piaciuto raggiungere Norcia per poi attraversare la Piana di Castelluccio e, se possibile, concludere ad Amatrice. Purtroppo i danni del sisma, a 7 mesi di distanza, sono ancora presenti e sono stati loro a condizionare la mia tappa finale, cioè quella di terminare la pedalata a Norcia.
Non sta a me giudicare se esista qualche colpa e di chi, io da osservatore e turista racconto ciò che ho visto e quello che ha influenzato il mio itinerario: la strada per Castelluccio era ancora chiusa e per raggiungere Amatrice avrei dovuto fare una larga deviazione; oltretutto, leggendo dei reportage di chi era stato in zona, ho capito che la situazione era ancora grave, con tanto di strade chiuse e presidiate da polizia ed esercito e quindi non mi è sembrato il caso di procedere oltre. 
Comunque penso di essere riuscito in un'impresa simbolicamente significativa: unire il centro di Milano a quello di Norcia attraverso un itinerario in bici, portando la testimonianza della solidarietà di tutta la gente che incontrato nel lungo percorso e di quella, numerosa, che mi ha seguito tramite il blog. Se le riprese saranno venute bene il documentario sarà mandato in onda da Sky e ho già richieste di presentarlo a diverse manifestazioni, permettendomi di raggiungere anche l'altro mio scopo, cioè quello di incentivare la gente a tornare a visitare le zone dell'Umbria, delle Marche e del Lazio colpite dal terremoto (ovviamente quando ciò sarà possibile, e non per andare a farsi i selfies sulle rovine...).
Mi sono dilungato parecchio, adesso è tempo di raccontare l'ultima pedalata!
Che non è iniziata nella maniera migliore: per collegare Spoleto a Norcia c'è (anzi, c'era...) una ciclabile tra le più belle d'Italia  che utilizzava una vecchia spettacolare linea ferroviaria, con tanto di ponti e gallerie ristrutturate apposta per il passaggio delle bici. Purtroppo il terremoto ha causato dei danni anche lungo questa pista e la ciclabile, quando sono arrivato al suo inizio, era chiusa. Avevo delle informazioni che mi dicevano che era percorribile in alcune tratte, tra cui quella tra Spoleto fino al valico sull'Appennino, ma per non rischiare di tornare indietro nel caso non fossi riuscito a passare, ho deciso di seguire la vecchia strada statale. 
Si è trattato di una lunga salita che però quasi non mi ha fatto rimpiangere la ciclabile, infatti ancora una volta ho incrociato pochissime macchine e ho ancora il ricordo dell'incredibile colonna sonora di cinguettio di uccelli che mi ha accompagnato per tutto il tragitto. Superato il valico, sono sceso fino al paese di Piedipaterno, dove mi stato confermato che la ciclabile era percorribile per una decina di km e così ho almeno avuto il piacere di "assaggiarla", anche se, una volta arrivato a  Borgo Cerreto ho dovuto lasciarla ed immettermi, addirittura, in una superstrada...
I 12 km che sono stato costretto a fare fino al paese di Serravalle sono stati i peggiori dell'intero viaggio (peggio anche di quelli dello sbaglio di Fabriano): la strada era trafficatissima e piena di pericolose gallerie, dove ancora una volta sono dovuto scendere e spingere la bici, ma quello che mi ha dato più fastidio e perplessità erano i dubbi che mi assalivano: la ciclabile era chiusa per motivi di sicurezza, però nei tratti che avevo fatto non un sasso era stato spostato e non ho visto nessuna persona o mezzo lavorarci, possibile che una così importante attrattiva turistica fosse stata chiusa, o peggio, abbandonata? Magari mi sbagliavo e ci sono spiegazioni tecniche o di priorità, però questo è quello che ho visto (e che le mie povere gambe, martoriate dai colpi di pedale mentre spingevo, hanno subito) e che mi ha lasciato veramente perplesso.
All'altezza di Serravalle, a circa 15 km da Norcia, finalmente ho potuto riprendere la ciclabile e dopo 970 km dalla partenza dal Duomo di Milano, alle 12 entravo a Norcia. 
Di solito, quando raggiungo la meta finale, soprattutto quando si è trattato di un viaggio faticoso (e questo tra venti contrari, caldo opprimente, salite impegnative e stress finale da traffico è stato uno di quelli) sono felicissimo ed in vena di festeggiamenti, ma questa volta la sensazione dominante è stata invece quella di tristezza e quasi di sgomento: un conto è vedere al telegiornale i disastri provocati da un cataclisma, un altro è passare di fianco a case distrutte ed intere vie chiuse e presidiate dall'esercito, in questi momenti ti rendi conto non solo dei danni materiali, ma del dolore e della paura che ha vissuto la gente del posto e dell'angoscia per quello che può essere il loro futuro.
Ma, quando sono arrivato al nuovo ostello e ho parlato con i gestori e, successivamente, con i negozianti e i ristoratori mi sono reso conto della loro forza e voglia di "risorgere" e ho capito che anche il mio viaggio non è stato vano: se con i reportage che farò sarò riuscito a convincere qualcuno a tornare a visitare Norcia e le altre zone colpite dal terremoto, vorrà dire che (per quel poco che ho potuto) ho dato anch'io una mano a questa incredibile gente!!!!!

Perché, come mi ha detto Giusy (la proprietaria dell'ostello), quando ammiravamo lo spettacolo delle montagne e dei campi fioriti intorno a Norcia: <<Qua era un paradiso e vogliamo, nonostante tutto quello che abbiamo passato, che torni ad esserlo>>. 
E come darle torto?


Spoleto-Norcia: 52 km, 720 metri di dislivello

Ecco il cancello, con tanto di segnaletica, che chiude l'ingresso alla ciclabile

Però è percorribile per una decina di km tra Piedipaterno e Borgo Cerreto

Un vero peccato, perché è veramente bella

Con tanto di attraversamento di vecchie gallerie.


Anche se la Piana di Castelluccio è chiusa,  nei pressi di Norcia ci sono comunque dei bei prati fioriti.





Bici parcheggiata al nuovo ostello di Norcia (http://www.norciaospitalita.it)


Direi che sono entrato a Norcia!

Fine del viaggio: dal centro di Milano a quello di Norcia!