Cina 2011

Cina 2011

prova

In questo blog voglio mostrare il mondo come l'ho visto non solo in sella ad una bicicletta, ma con una filosofia di viaggio "lento" che ben si riconosce in questa frase: "Il cicloturismo è lo stile di viaggio di chi non divora ma gusta, non tracanna ma sorseggia, non guarda ma vede dentro, non fugge ma si ferma."

Malawi 2013

<<Quindi quest'anno torni a pedalare in Africa? E dove vai di preciso?>>.
<<In Malawi>>.
<<Bello! ...Ma, di preciso, dov'è il Malawi?>>
Effettivamente, tra i vari paesi africani, il Malawi (che si trova a sud della Tanzania, incastonato tra Mozambico e Zambia) non è tra i più conosciuti, ma tra i cicloviaggiatori è una tra le mete più ambite: infatti, grazie alle dimensioni contenute (da nord a sud misura circa 900 km per una larghezza tra gli 80 e i 150), alla varietà di ambienti naturali  ed a una buona rete stradale, il paese è considerato  come uno dei luoghi ideali, in Africa, per essere visitato in bicicletta.
Un ulteriore fattore importante è  la tranquillità politica (almeno rispetto ad altri paesi del continente): acquisita l'indipendenza dall'Inghilterra (nel 1964) il Malawi è stato governato per circa trent'anni da un regime semi-dittatoriale rappresentato dal presidente Kamuzu Banda, il quale, pur imponendo regole non democratiche, ha evitato che si generassero pericolose lotte tribali. 
Tranquillizzati i familiari e convinti i lettori sul fatto che avrei trovato molti cicloturisti a tenermi compagnia, devo confessare che non ho incontrato, in quattro settimane e dopo 1400 km, nessun turista in bicicletta... Comunque, chiedendo agli albergatori locali, mi è stato confermato la presenza di cicloturisti, soprattutto gente che affronta viaggi molto lunghi in Africa e che sfruttano la ''rilassatezza'' del paese per prendersi una pausa (soprattutto lungo il lago Malawi), e che quindi, probabilmente, è stato solo un caso che non abbia potuto scambiare qualche chiacchera ed informazione con altri ''colleghi''.
L'esperienza di un viaggio precedente nella vicina Uganda mi aveva insegnato a non fidarmi troppo delle mappe topografiche quando indicano delle pianure, infatti anche nel Malawi la conformazione del terreno non è mai piatta, bensì molto ondulata, con lunghe e continue colline da salire (che naturalmente non posso essere segnalate dalle mappe), ma che incidono sulla difficoltà e sui tempi di percorrenza dell'itinerario. Ed infatti i primi giorni di pedalata, dopo aver lasciato la capitale Lilongwe ed essermi diretto verso il nord del paese, si sono rivelati subito piuttosto impegnativi (anche se, sulla carta, avrebbero dovuto essere i più semplici ed utili per ''farmi la gamba''). Oltretutto all'inizio i panorami non sono molto interessanti e vari, infatti si pedala in un ambiente arido e bruciato dal sole; ma, grazie all'entusiasmo di essere finalmente su strada dopo un anno di programmazione, alle partenze di prima mattina per evitare di pedalare durante le ore più calde del giorno e, soprattutto, al calore e alla simpatia della popolazione, sempre pronta a salutarti e incitarti, non avrei avuto particolari problemi. Purtroppo avevo sottovalutato la forza del sole vicino all'equatore: pur essendo inverno (in Africa meridionale le stagioni sono invertite rispetto a noi) e con  temperature che nel nord non superano i 25° C,  al secondo giorno avevo braccia, gambe e faccia ''ustionate''. E provate a trovare una crema per la protezione solare in Africa... L'unico rimedio è stato quello di pedalare con pantaloni lunghi e berretto, ma per le braccia, dato che non avevo magliette a maniche lunghe, mi sono dovuto inventare una soluzione alternativa: ho comprato delle stringhe di gomma in un mercato e le ho usate per legarmi alle braccia la parte inferiore dei pantaloni a cerniera; un look orribile, ma efficace!
Giunto sull'altopiano delle Viphya Mountains però le cose sono cambiate poiché, a 1500 metri di quota, le nuvole provenienti dal vicino Zambia vengono fermate e trattenute dalle montagne, formando un microclima caratterizzato da giornate  spesso nuvolose e fresche. Galvanizzato dal clima ideale, da panorami che finalmente sono diventati spettacolari (con l'altitudine sono comparse foreste, animali, in particolare scimmie, e belle formazioni granitiche), e da una raggiunta buona forma fisica, nel pieno dell'ottimismo chiedo all'albergatore della città di Mzimba come sono i 200 km che ormai mi separano da Vwaza Marsh, un parco nazionale dove conto di fare una prima sosta di un paio di giorni per recuperare le forze e dedicarmi a qualche safari. La sua risposta: <<Very good, Sir!>> mi fa pregustare una gran bella pedalata nel cuore più remoto del Malawi. Ed, infatti, i primi 2 km sono proprio ottimi e su una strada ben asfaltata. Peccato per il resto.. Al termine di una discesa e dopo aver superato un ponte mi ritrovo ad affrontare una lunga salita su una pista sterrata, cosparsa di sassi e sabbia, impossibile da fare in sella con i pesi che porto; quindi smonto ed inizio a spingere la bici pensando che al termine della salita riprenda l'asfalto (d'altronde sono su una delle strade principali che portano al nord). Invece, per i successivi 3 giorni, pedalerò sempre su uno sterrato che a volte diventa veramente insidioso, perchè, oltre ad avere tratti in cui la ''tolle-ondulè'' costringe ad procedere con lentezza, la presenza di improvvise zone sabbiose  rischia continuamente di farmi cadere, soprattutto quando finalmente ogni tanto riesco a prendere un po' di velocità. 
Detto questo però devo ammettere che alla fine è stata proprio la tratta Mzimba- Vwaza Marsh quella che ricordo con più affetto: la durezza del percorso veniva compensata dalla gentilezza e dalla ospitalità della gente non abituata a vedere un bianco in bicicletta  (il turismo si sviluppa quasi esclusivamente lungo il lago), innumerevoli sono state le volte  in cui mi è stato chiesto di fermarmi solo per potermi salutare, chiedermi dove stavo andando e se, gentilmente, potevo fare una foto insieme alla loro famiglia. Spesso ero costretto a controllare il gps per capire se ero sul percorso giusto perchè, anche se ero su una strada nazionale, mi sembrava di essere sperduto nel nulla; ma la sensazione non era di sgomento, bensì di gioia per essere libero di pedalare in spazi immensi (soprattutto dopo che avevo avuto la conferma di non aver sbagliato direzione!).
Arrivato alle porte del  parco nazionale del Wvaza Marsh ho dovuto affrontare un altro genere di problema: gli elefanti. Infatti questi animali in Malawi, e in particolar modo nel Vwaza Marsh, hanno la fama di essere particolarmente aggressivi, ciò a causa dei continui conflitti con l'uomo: il motivo è che spesso sconfinano all'esterno dei parchi in cerca di cibo, devastando orti e piantagioni dei villaggi confinanti e gli abitanti, per fronteggiarli, non esitano a sparare loro contro. Per questo motivo, arrivato ai cancelli del parco, mi viene  impedito di proseguire all'interno e devo attendere un guardaparco che mi scorti a piedi fino al campeggio, distante circa 1 km dall'ingresso. Le precauzioni si rivelano giustificate perchè nei due giorni successivi avrò l'occasione di osservare i pachidermi diverse volte intorno al campo e, soprattutto, l'ultima sera sono costretto a rifugiarmi in un bungalow dato che 3 elefanti sono entrati nel campeggio!
Lasciato il parco la successiva meta da raggiungere è il lago Malawi, il terzo per grandezza in Africa (misura 560 km in lunghezza e 75 in larghezza) e meta principale del turismo del paese. Raggiungerlo non si rivela, ancora una volta, facile perchè, terminate le piste, devo superare la parte nord dell'altopiano delle Viphya, con lunghe salite battute dal vento, per infine ridiscendere finalmente verso le pianure del lago. Ora però ho raggiunto quella che, in teoria, è la parte più ''vacanziera'' del viaggio: terminate le montagne e pedalando su strade asfaltate, conto di procedere facilmente verso sud costeggiando il lago. Oltretutto non dovrò più dormire in alberghi molto spartani e mangiare poco e male, poichè le  soste sono programmate in modo tale da raggiungere, ogni giorno, un lodge o resort turistico, dove, con una spesa minima, mi viene concesso di campeggiare e di godere dei comfort della struttura, oltre alla possibilità di tuffarmi, a fine giornata, nelle spettacolari acque del lago.
Tutto questo, in effetti, si avvera, ma ci sarà anche un pegno da pagare... 
Per prima cosa mi trovo tutti i giorni a pedalare contro vento, perchè (come mi viene riferito) in agosto il vento soffia sempre da sud verso nord e, naturalmente, io sto andando in direzione opposta. Ma questo non è nulla in confronto a quello che mi accade quando, alla seconda tappa sul lago, mi metto a fare un po' di manutenzione alla bici. Mi accorgo che la ruota posteriore gira malamente sul suo asse ed un controllo più approfondito conferma i miei timori: sono fuoriusciti i cuscinetti a sfera dal mozzo (sicuramente a causa della rottura di qualche pezzo interno e dell'azione di erosione da parte della sabbia) e tutti i miei tentativi fino a notte inoltrata di riposizionarli risultano vani, anzi la ruota si blocca definitivamente. Dato che è impensabile trovare una ruota di ricambio, l'unica mia speranza sono i meccanici locali, abituati a sistemare e fare andare avanti bici vecchissime e logore,  e quindi il giorno seguente mi faccio portare al villaggio vicino dove, dopo un consulto tra diversi colleghi, la ruota viene completamente smontata, ripulita fino al minimo dettaglio e scovata la parte rigata che non teneva più i cuscinetti. Con un lavoro di martelletto e lima, in 30 minuti la ruota è di nuovo a posto e la mia vacanza salva!
Nei giorni successivi avrò modo di testare l'ottimo lavoro dei meccanici, infatti procedo a grande ritmo, nonostante il vento contrario, sia sulle strade  asfaltate e deserte, sia su sterrati che ancora incontro in alcune deviazioni. Mi riferisco in particolare quando, per andare a visitare la riserva naturale di Nkhakotakota , ho chiesto  alla gente del posto come fosse la pista e la risposta unanime è stata: <<Very good, sir!>> ed inoltre <<Very near, about 4-5 km! (Molto vicino, circa 4-5 km!>> e, fidandomi ancora una volta, mi sono ritrovato a pedalare per 16 km su uno terribile sterrato nella foresta.
Dalla parte meridionale del  lago Malawi nasce il fiume Shire ed il suo tratto iniziale rappresenta una delle aree più selvagge e ricche di fauna del paese, sede del parco nazionale di Liwonde, dove mi sto recando e dove, puntualmente,  si ripropone il problema degli elefanti. Questa volta però i pachidermi sono appena passati dal campeggio, lasciando inequivocabili tracce della loro visita (tutta l'area è cosparsa dei loro escrementi), ma almeno posso godermi per qualche giorno senza stress lo spettacolare parco nazionale. Anche se mi viene riferito che, per le due notti che mi sono fermato, un enorme ippopotamo è venuto a brucare di fronte alla mia tenda!
Mi rimangono solo 2 tappe per raggiungere Blantyre, seconda città del Malawi, dove ho programmato di terminare il viaggio, di cui solo la prima un po' impegnativa dato che devo lasciare le pianure e tornare sull'altopiano. Non sono però le salite a preoccuparmi, ormai sono molto allenato, bensì le condizioni della bici: oltre al problema della ruota, si è rotto il portapacchi posteriore, l'attacco del contachilometri e devo avere qualcosa di molto sottile,  non individuabile, ma pungente infilato in un copertone (trovato solo quando sono rientrato in Italia) che continua a provocare una foratura al giorno. Anche quando, arrivato all'ultimo giorno di pedalata, mi aspettavo una pedalata tranquilla di soli 60 km, sorge un ulteriore problema: i proprietari del B&B dove sono alloggiato a Zomba (italiani, quindi affidabili) mi avvertono che, circa 20 km prima di Blantyre, ci sono dei lavori in corso e si è costretti a fare una lunga deviazione, su una strada polverosa molto trafficata (soprattutto da camion). L'unica mia speranza è che io possa superare i lavori in corso con la bicicletta, ma questo comporta chiedere ancora ai locali un'informazione e, dopo le precedenti esperienze, non mi sento molto tranquillo.. Le risposte, quando arrivo al cartello che segnala la chiusura della strada, sono infatti: <<Yes, sir, you can do it (si, lo può fare!)>>.  Però, di fronte alla pista polverosa che vedo in alternativa, decido ancora una volta di fidarmi. E faccio bene: dopo circa 5 km trovo i lavori che bloccano la strada, ma con la bici li supero facilmente. E' fatta!
Purtroppo l'euforia mi fa abbassare la guardia e qualche km dopo rischio di combinare un disastro: vedo due camion affiancati e fermi, con gli autisti intenti a chiaccherare dalle loro cabine; ho solo un piccolo passaggio e decido di infilarmici, ma, proprio mentre sto passando, un camion si muove e io devo accellerare per evitarlo. Però colpisco un grosso sasso e cado proprio di fronte al mezzo, rotolo di lato per non essere investito, ma non ho il tempo per spostare la bici; fortunatamente la gente ha assistito alla scena e grazie alle loro urla l'autista si rende conto di quello che sta accadendo e ferma il camion a pochi centimetri dalla mountain-bike. Mancavano 12 km all'arrivo..

Con le gambe ancora tremanti riprendo a pedalare, buco per l'ennesima volta dopo qualche km, riparo la foratura, mi perdo per Blantyre ed, infine, dopo 1400 incredibili km, arrivo al cancello della guest-house. Adesso è fatta!


Questo è il link per vedere su You Tube il filmato del viaggio:

https://www.youtube.com/watch?v=M8gF97XTlb0&list=UUhnvXUiR_stzZ4SCuRG_I2w



Partito da Lilongwe, dopo due giorni arrivo in vista alle prime montagne (altopiano di Viphya)


Le strade comunque continuano a rimanere deserte

Appetitosi snacks per il viaggio


Dopo la cittadina di Mzimba sono iniziati i problemi con 200 km di durissima pista


Però è stato anche il tratto in cui ho avuto più contatti con la gente locale,
sorpresa di vedere un bianco in bicicletta passare dalle loro parti



Pedalando nel mezzo del nulla

Arrivato al Parco Nazionale di Vwaza Marsh


Incontri lungo la strada che porta al lago Malawi

Rifornimento di cibo (ottime ciambelle)

ed un po' di spettacolo!

La strada finalmente comincia a scendere verso il lago

Finalmente arrivato sul lago Malawi (o ai Caraibi?)



Parco Nazionale di Nkhakotakota (ambiente di foreste e fiumi)

Ecco le foreste

Ed ecco i fiumi (infestati dai coccodrilli)!

Pedalando verso sud, in direzione del Parco Nazionale di Liwonde

Pernottamento nel pollaio di un ospedale missionario...

Finalmente arrivato al Parco di Liwonde!




Altopiano di Zomba sullo sfondo

Cascate all'interno dell'altopiano

Arrivato a Blantyre, tappa finale di questo stupendo viaggio!


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